Il sogno di chi sa quanti milioni fra piloti ancora da scoprire, appassionati motociclisti, o semplicemente fans irriducibili degli eroi della massima manifestazione del motociclismo sportivo su questa terra: la MotoGP.
Un weekend trascorso nel paddock. MotoGP di Silverstone 2013. Una giornata con la Clinica Mobile.
Tutto ha inizio con una serata in un pub di Cambridge, un paio di birre con Matteo e Michele.
Penso di aver passato una diecina di minuti a guardare Michele con la stessa incredulità che inonderebbe gli occhi di un bimbo incantato alla vista di Babbo Natale.
Poche settimane dopo eccoci a Silverstone, ospiti della Clinica Mobile.
Negli anni ottanta la nuova TV privata esplose, e mi regalò indimenticabili weekend, inebriato dalle incredibili performance degli eroi delle due ruote. Furono gli anni di Romboni, Lucchinelli, Cadalora, Mamola, Spencer, Lawson, Roberts, Doohan, del duello tutto americano Rainey vs. Schwantz, gli inizi di Capirossi, e le avventure di tutti gli altri mitici centauri che non posso che ringraziare per quei momenti meravigliosi delle mie memorie adolescenziali.
Se chiudo gli occhi, tornando con la mente alle immagini del motomondiale, posso visualizzare sequenze di motociclette, tute e caschi che mi facevano sognare, ma rivedo anche un volto che torna alla memoria come una delle figure più rassicuranti di quei Grand Prix: il volto del dottor Costa.
Se guardo al passato ricordo nitidi alcuni drammatici momenti, le interviste del dottor Costa, le corse di cameramen e teams del paddock alla Clinica Mobile e la tensione nell’attesa che arrivasero news rassicuranti sullo stato dell’infortunato di turno.
Il dottor Costa ha rappresentato una svolta essenziale nella rapidità e nella efficacia dei soccorsi in pista. A ragione la sua Clinica Mobile rappresenta una icona del grande motociclismo su pista: vive di esso e vive per esso.
Lo staff della Clinica Mobile ingombra i miei ricordi così come le immagini sfocate delle lotte fra Schwantz e Rainey. Sempre pronti, il dott. Costa e la sua Clinica Mobile, a soccorrere “i centauri, gli eroi del mondo mitologico del motociclismo” (cosi ama definirli, a ragione i dott. Costa), a salvare i nostri sogni, nel momento in cui il destino li tradisce, smettono di essere invulnerabili e diventavano fragili come bambini…
Michele Zasa, il dott. Costa e tutto lo staff della Clinica Mobile: ritrovarmi fra loro è stato come quando atterrai negli USA per la prima volta, stonato dal mito di Happy Days, dei telefilm americani degli anni ottanta e del cinem Hollywoodiano, mi ritrovai per un istante in un film. Ma gli USA sono una realtà, non una finzione televisiva.
Ed i due giorni trascorsi a Silverstone sono stati illuminanti quanto lo fu quel viaggio. Ho aperto la porta della Clinica Mobile ed entrato nel motorhome ho scoperto quanto fossi inebriato dall’apparente invincibilità dei piloti della MotoGP.
Gia’, nonostante le tragedie del passato e gli infortuni piu’ o meno seri di ogni GP, ci si dimentica piuttosto facilmente che nascosti in quelle tute, dietro quei caschi, ci sono nient’altro che uomini, e ragazzini, fatti come noi.
Quando cadono si fanno male. E quando si rialzano apparentemente illesi, spesso risaltano in sella sofferenze e paure che la passione riesce ad alleviare, la velocità riesce a far superare e la Clinica Mobile riesce a curare.
Ma nella motorhome della Clinica Mobile c’è ben più che la disponibilità dello staff, l’accesso al pronto soccorso, fisioterapia, infiltrazioni e persino aspirine: c’è un vero e proprio microcosmo in cui motociclismo e medicina si incontrano, si conoscono sempre più a fondo, si motivano a vicenda, si nutrono della stessa passione per la propria vita, la propria missione ed i propri obiettivi. E la passione la si respira e la si legge negli sguardi di diecine di piloti, meccanici, manager, giornalisti e chiunque altro attraversi la soglia della motorhome. È qualcosa che risiede nel far parte dello stesso mondo, un mondo la cui realtà più fisica diventa a volte tristemente tangibile all’interno della Clinica Mobile.
Un senso di urgenza permea la Clinica Mobile ed il suo staff. Una sensazione che mi ha strappato di colpo alle immagini della memoria e mi ha catapultato in una dimensione fatta di palpabile realtà, in cui la presenza della Clinica Mobile si manifesta con un vasto rassicurante abbraccio all’intero paddock della MotoGP.
Da appassionatissimi del motociclismo non possiamo che manifestare grandissima riconsoscenza per una struttura che lavora al servizio di meravigliosi talenti e del mondo che li circonda.A Michele e tutto lo staff auguriamo enorme successo, certi di testimoniare il raggiungimento di nuovi grandiosi traguardi, con entusiasmo rinnovato e rinvigorito dalle iniziative, le sfide e le collaborazioni che Michele e tutto il team sapranno alimentare nel corso di una lunghissima nuova avventura sulle orme del dott. Costa.
di Nicola Di Miscio